Terzo valico: il trasporto su treno delle rocce scavate non s’ha da fare

Quando ormai le gallerie sono scavate al 90% il Consiglio di Stato dà ragione al Covic: l'uso del treno avrebbe stravolto il progetto della Grande opera. Avanti con i camion sulle strade.

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Camion in arrivo nel deposito di cascina Remotta a Pozzolo Formigaro

Niente trasporto dello smarino del Terzo valico su ferro. Quando lo scavo delle gallerie è ormai intorno all’90%, secondo i dati diffusi dal commissario Calogero Mauceri, arriva la sentenza del Consiglio di stato che annulla la prescrizione imposta dalla Regione nel 2017 al Cociv. L’obiettivo era ridurre il numero dei camion generati dai cantieri sulle strade provinciali e quindi anche l’inquinamento ma i tempi lunghi della giustizia e anche l’inerzia della Regione stessa hanno fatto arrivare al 2024.

L’amministrazione regionale di centrosinistra 7 anni fa aveva stabilito che il trasporto delle rocce scavate nell’Appennino doveva avvenire su ferrovia da Arquata Scrivia, utilizzando il vecchio scalo della ex Cementir, fino a San Bovo, a Novi Ligure. Da lì i camion sarebbero poi partiti alla volta delle decine di cave di deposito sparse nella pianura alessandrina e tortonese. Il progetto per il trasporto ferroviario avrebbe dovuto essere approntato dal Cociv entro 9 mesi dall’approvazione della delibera della Regione ma nulla è mai stato fatto. Il consorzio ha impugnato gli atti della Regione davanti al Tar Piemonte: i giudici di primo grado avevano però confermato la prescrizione. Nel frattempo, però, a guidare la Regione era arrivato il centrodestra e quindi la sentenza, da subito operativa, non è mai stata fatta rispettare poichè, come aveva spiegato l’assessore Marnati nel 2020, “non possiamo certo fermare il Terzo valico”. L’esponente politico, rispondendo a un’interrogazione dei 5 stelle, aveva da subito sposato la linea del Cociv, secondo il quale l’intervento sarebbe costato almeno 50 milioni di euro e avrebbe rappresentato una variante al progetto del Terzo valico.

Il consorzio ha quindi fatto appello al Consiglio di Stato, senza però chiedere alcuna sospensiva, certo che da Torino nessuno avrebbe reclamato il rispetto della sentenza del Tar. Così, sono passati 4 anni e ora il Consiglio di Stato si è finalmente pronunciato, facendo sue le tesi degli avvocati dal Cociv: il trasporto su treno anzichè su camion avrebbe comportato la necessità di nuovi fondi, l’uso di nuove aree per la logistica e di un nuovo armamento ferroviario, quindi voleva dire stravolgere il progetto. Anche Rfi, che nel Terzo valico rappresenta lo Stato, ha definito la prescrizione “un’inammissibile variante al progetto definitivo approvato dal governo nel 2006”. La prescrizione è stata così annullata quando, ormai, avrebbe avuto poco senso attuarla.