Fermare i lavori del Terzo valico e fare un’analisi costi benefici seria. Lo chiede il gruppo dei consiglieri 5 Stelle in Regione. Una richiesta presentata nelle settimane scorse in Commissione regionale Trasporti durante l’audizione del commissario straordinario del Terzo valico, Iolanda Romano, e ribadita oggi dopo la notizia delle indagini per turbativa d’asta su Pietro Salini, amministratore della Salini-Impregilo, azienda che ha la maggioranza del Cociv.

“L’indagine su Pietro Salini – scrivono gli esponenti dell’M5s – aggiunge un ulteriore motivo alla necessità di fermare questa Grande opera inutile, in particolare dopo il susseguirsi di inchieste e la decapitazione dei vertici di Cociv. Non solo si configurerebbe un sistema corruttivo che coinvolge Cociv, ma arriverebbe addirittura al midollo della società che lo controlla”. “La vera utilità dell’opera è pubblica o mirata a soddisfare appetiti pseudo-imprenditoriali?”, si chiedono i consiglieri guidati dall’acquese Paolo Mighetti. Questo alla luce del fatto che “sull’utilità pubblica vi sono appena 19 pagine di uno studio costi benefici del 2003 (scritta dal cociv, ndr), per il resto ci sono pagine e pagine di ormai troppe inchieste le cui ipotesi di reato toccherà ai giudici verificarne la sussistenza”.

Paolo Mighetti, consigliere regionale M5s
Paolo Mighetti, consigliere regionale M5s

“Oltre agli aspetti di natura legale – proseguono i pentastellati -, continuano a sorgere problemi e danni all’ambiente ed al territorio. Pensiamo ad esempio al blocco lavori causato dall’amianto nei cantieri, agli schiumogeni riversati in maniera indistinta nelle cave dell’alessandrino e non da ultimo il problema della disponibilità di siti idonei a stoccare il materiale nelle cave finite sott’acqua in seguito alla recente alluvione. Condizioni che potrebbero causare anche seri danni alla salute dei cittadini”.

Gli avvocati della Salini Impregilo, Grazia Volo e Francesco Mucciarelli, invece, ribadiscono: “L’iscrizione del dottor Pietro Salini nel registro degli indagati coincide sostanzialmente con la chiusura delle indagini, nel corso delle quali è stato verificato dallo stesso consulente del pm che le opere realizzate dal Cociv sono ben eseguite. L’iscrizione riguarda alcune ipotesi di turbativa di asta. Il dottor Salini non ha mai partecipato ad alcuna attività di valutazione delle offerte di gara, affidate agli organi tecnici di Cociv. Esiste una sola conversazioni telefonica fra il dottor Salini e l’ingegner Michele Longo (finoallo scorso anno presidente del Cociv, ndr) il cui contenuto è stato, evidentemente, interpretato in maniera erronea. Il dottor Pietro Salini non ha mai seguito direttamente l’andamento delle gare. Si è limitato, in una conversazione informale con l’ingegner Longo, ad esternare la sua preoccupazione per la partecipazione e ammissione alle gare di un’impresa in gravi condizioni economiche, quindi non in grado di eseguire i lavori per l’ammontare previsto superiore ai 200 milioni di euro e, in aggiunta, in evidente conflitto d’interesse essendo amministratori e soci della società Salc (l’azienda del cugino Claudio Salini, ndr) azionisti di Salini Costruttori”.