Dopo aver trascorso una settimana a Varanasi, la città eterna dell’India, mercoledì 22 marzo mi rimetto in viaggio. Comincia infatti la seconda parte del “Budda Tour”: nelle settimane precedenti ho visitato Bodhgaya (albero dell’illuminazione) e Sarnath (il posto del primo discorso), adesso tocca ai luoghi di nascita e di morte.

Siddarta Gotama raggiunse l’illuminazione a 35 anni diventando Budda (il Risvegliato). Da allora per 45 anni insegnò a decine di migliaia di persone, uomini e donne, monaci e laici, il cammino per superare la sofferenza e raggiungere il Nirvana, la meta finale, l’unico modo per interrompere il ciclo infinito di rinascite. A 80 anni Budda si trovava nell’odierna Kushinagar, nel nord dell’India. Radunò un’ultima volta i suoi discepoli, si sdraiò e si spense serenamente e lucidamente durante una notte di luna piena, sdraiato su un fianco. La statua lunga 6 metri del Budda morente rappresenta proprio questo momento ed è anche l’attrazione principale della mia breve visita a Kushinagar. Vi sono vari templi ma nel complesso, tra i quattro luoghi del pellegrinaggio, è quello meno sviluppato turisticamente. Almeno per ora, perché un progetto molto ambizioso prevede la costruzione di una statua di Budda alta 150 metri! Ma prima che diventi realtà passeranno probabilmente ancora alcuni anni.

Per completare il tour devo cambiare stato: arrivo a il confine dopo varie ore di scomodo viaggio in bus, saluto temporaneamente l’India, pago il visto per 15 giorni e per la prima volta sono in Nepal! Ancora due ore per percorrere una trentina di chilometri e finalmente raggiungo il luogo di nascita di Budda: Lumbini. Trovo subito una stanza, faccio un giro per la polverosa cittadina e mangio un bel piatto di chowmein vegetariano (una sorta di spaghetti di riso con verdure).

Il mattino dopo mi alzo presto per cominciare la visita dei templi prima che faccia troppo caldo. Comincio dal luogo più significato anche se poco spettacolare: un tempio basso e squadrato contiene all’interno la pietra che segna il punto esatto della nascita del principe Siddarta. Decine di persone fanno la fila per pregare, meditare e fare offerte. Poco più avanti c’è una statua di Budda bambino, all’ingresso di un’area immensa, separata da un canale centrale. Sui due lati vi sono decine di templi diversi, costruiti (o ancora in fase di costruzione) da governi o associazioni di paesi dove il Buddismo è molto importante (come Nepal, Birmania, Thailandia, Vietnam, Cambogia, Cina, ecc). Mi sembra un po’ di essere all’Expo 2015 di Milano, solo che i padiglioni internazionali qui hanno un unico tema: Budda. Alcuni templi sono molto lussuosi e sfarzosi, altri più semplici. I due che mi piacciono di più sono completamente bianchi: il tempio della Thailandia e la pagoda della pace del Giappone. Divido la visita in due mattine, anche perché dopo mezzogiorno è impossibile camminare a causa dell’afa.

Lo ammetto: fino a qualche settimana fa neanche pensavo di venire in Nepal! Ma poi ho deciso di compiere il Budda tour come percorso sia storico-culturale, sia come cammino spirituale per conoscere meglio una delle persone che ha cambiato il corso dell’umanità. Sono contento di essere cattolico, ma la meditazione buddista è ormai parte della mia vita da quasi 4 anni ed è stato molto interessante vedere di persona questi luoghi molto significativi. E così, quasi a sorpresa, mi ritrovo a poche centinaia di chilometri da alcune delle vette più alte dell’Himalaya

La tentazione è troppo grande e quindi domenica 26 marzo lascio Lumbini e mi dirigo in bus a Pokhara, punto di partenza ideale per osservare le montagne. Ma questa è un’altra storia, che vi racconterò nel prossimo articolo.