“La legge è confezionata su misura per la realizzazione del Terzo valico e non tutela la salute della popolazione”. Paolo Mighetti, consigliere regionale 5 Stelle fa riferimento alla legge 161 del 2012 che detta le regole per il campionamento dell’amianto nelle terre e rocce da scavo, considerata dall’Arpa foriera di errori fino al 90%. L’esponente dell’M5s ha interrogato la Regione su questo aspetto e sul fatto che il Cociv non sta applicando la prescrizione del ministero dell’Ambiente che impone regole più restrittive, mai applicate dal consorzio, che le ha invece impugnate al Tar del Lazio. I giudici, dopo un anno e mezzo, non si sono ancora pronunciati e tutto è continuato come prima, senza che gli enti locali e quelli deputati alla tutela della salute dei cittadini si siano saputi imporre in attesa della sentenza. Il Cociv, commissariato dopo la lunga serie di arresti di ottobre, considerato dalla procura di Genova una “società corrotta”, continua a scavare il tunnel di Valico a Radimero e a lavorare in altri cantieri i attesa di riassegnare gli appalti annullati.
Mighetti ha chiesto chiarimenti all’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia (Pd) ricordando come, “attraverso la convenzione tardiva sottoscritta da Rfi e Cociv, si apprende che Arpa Piemonte ha a disposizione 2,5 milioni di euro in 7 anni per effettuare i controlli ambientali durante i lavori nei cantieri del Terzo valico. In questi tipi di controlli non sono però previste le analisi e la caratterizzazione dello smarino destinato alle ex cave nella zona dell’alessandrino”. Il consigliere di opposizione ha quindi ricordato le sconcertanti parole di Angelo Robotto, direttore dell’Arpa: “Le Arpa di Liguria e Piemonte già nel 2015 dissero a Cociv che i campioni dovevano essere prelevati da rocce macinate interamente e non solo in parte e così dev’essere. Ma la legge che si applica oggi in tutti i cantieri d’Italia non lo impone. Quindi procedere come si fa ora è legale, ma non al passo con le buone tecniche di campionamento che continuiamo a chiedere”. Mighetti ha quindi chiesto alla Regione “in quale maniera intenda intervenire per far rispettare le prescrizioni progettuali che consentivano un maggior livello di sicurezza nell’utilizzo di terre e rocce da scavo nei cantieri del Terzo Valico dei Giovi”.
La risposta di Valmaggia è stata disarmante: “La Regione ha assunto tutte le iniziative possibili a tutela del territorio interessato dai cantieri del Terzo valico anche tentando di introdurre elementi di maggiore precauzione rispetto alle norme vigenti e per questo si è esposta al ricorso del Cociv. La tutela è comunque garantita dai presidi di monitoraggio dell’aria presenti sia nei cantieri sia nei siti di deposito dello smarino. Il ricorso – ha scritto ancora Valmaggia – al Tar del Lazio non è ancora stato discusso e la prescrizione sul metodo di campionamento dell’amianto non è ancora stata valutata dall’Osservatorio ambientale del Terzo valico fino all’ondata di arresti che ha interessato il Cociv”. Il consorzio, a detta dell’assessore regionale, dopo il commissariamento e con la direzione lavori affidata a Rfi, avrebbe mostrato maggiore disponibilità al confronto. “Il gruppo di lavoro amianto – ha affermato Valmaggia – è ripartito e ha prodotto un importante aggiornamento del modello geologico di riferimento (senza specificare cosa voglia dire, ndr), ha ampliato la rete di monitoraggio delle fibre aerodisperse anche ai siti di deposito”.
“Come avevamo paventato almeno due anni fa – commenta Mighetti – difficilmente il protocollo di gestione dell’amianto avrebbe potuto essere accettato da Cociv. La legge 161 del 2012 è stata confezionata su misura per realizzare questa grande opera, tutte le norme di maggior tutela rispetto alla presenza di amianto nelle rocce scavate rendono il Terzo Valico irrealizzabile per un esponenziale aumento dei costi. L’amara considerazione è che la legge non tutela la nostra salute”.