Caldone e Gandini da sette anni sotto processo per diffamazione

A denunciare il sindaco di Volpedo e il suo vice (oltre a due Consiglieri) l'ex brigadiere dei carabinieri Antonio Melpignano, trasferito su “ordine” dell'ex assessore provinciale

0
3268

Sette anni, finora, non sono bastati per stabilire se il sindaco di Volpedo, Giancarlo Caldone, già assessore provinciale, abbia diffamato, insieme all’allora vicesindaco Angelo Gandini e ai consiglieri comunali Fabio Lugano e Antonio Lugano (quest’ultimo ancora in carica), l’ex brigadiere dei carabinieri Antonio Melpignano, all’epoca dei fatti, nel 2010, operante nella caserma del paese di Pellizza. I quattro sono infatti nuovamente sotto processo davanti al giudice di pace di Tortona, dopo una prima assoluzione, cancellata dalla Cassazione.

Giancarlo Caldone
Giancarlo Caldone

L’oggetto del contenzioso è una lettera scritta da Caldone con la quale si chiedeva all’allora comandante della Compagnia carabinieri di Tortona, Giorgio Sanna, di trasferire il brigadiere in altra sede. Gli altri tre imputati avrebbero “rincarato la dose” con dichiarazioni rilasciate sempre a Sanna. Il clima in paese tra l’amministrazione comunale e Melpignano non deve essere stato dei migliori. Nessuna indagine aperta nei confronti di Caldone da parte del militare ma quel carabiniere al sindaco proprio non piaceva. Così il primo cittadino ha preso carta e penna e ha scritto a Sanna, ottenendo quasi subito quanto richiesto, cioè il trasferimento in altra sede di Melpignano. Secondo quest’ultimo, però, le motivazioni utilizzate da Caldone nella lettera e le dichiarazioni rilasciate a Sanna non erano veritiere: lui non avrebbe mai né minacciato né ingiuriato nessuno né avrebbe attaccato l’amministrazione comunale, per questo ha denunciato tutti e quattro per diffamazione.

L’assoluzione nel primo processo è arrivata per un aspetto prettamente giuridico: l’unico ad aver letto la missiva e ad aver raccolto le affermazioni degli altri imputati, secondo quel giudice, è stato il comandante Sanna, per cui non ci sarebbe nessuna diffamazione. Di diverso avviso la Corte di Cassazione, alla quale si era rivolta la procura di Alessandria impugnando la sentenza: la diffamazione c’è stata eccome poiché la lettera di Caldone è stata vista anche dall’impiegato del Comune di Volpedo e dai destinatari del ricorso gerarchico presentato da Melpignano contro il suo trasferimento, ricorso respinto. I giudici di Cassazione nel novembre del 2015 hanno quindi annullato il pronunciamento del giudice di pace, ordinando un nuovo processo, sostenendo inoltre che non è stato erroneamente valutato il contenuto della lettera. La prossima udienza di svolgerà il primo settembre. Caldone è difeso dall’avvocato Claudio Simonelli, Melpignano da Mario Boccassi.