La deposizione delle corone al monumento, il corteo, gli inni nazionali, italiano e russo, cantanti dai bimbi della scuola di Rocchetta, il corteo e la commemorazione. Come ogni anno da 74 anni, Cantalupo Ligure ha ricordato il “suo” eroe Fedor Poletaev. La giornata primaverile ha favorito le celebrazioni. Presenti, come consuetudine, molti amministratori e sindaci del Basso Piemonte di ogni colore politico, le più alte cariche dell’arma dei Carabinieri, insieme ai Consoli russi di Genova e Milano e alla delegazione russa accompagnata dal nipote del partigiano Fedor, caduto nella Battaglia di Cantalupo nel febbraio del 1945. L’orazione ufficiale è stata affidata al presidente della Regione Sergio Chiamparino.
Poi la sua orazione con il cuore al passato, ma con la mente improntata nettamente al presente.
“Credo sia importante far memoria – ha detto – mi interrogo se servano ancora queste celebrazioni o sono diventati esercizi retorici e noi non abbiamo bisogno di retorica. Io credo che serva per ricordare tutte le persone che sono cadute, insieme a quelli che hanno combattuto, non dimenticando e, lo dico in modo duro, che se nella pietas umana e religiosa non vi è dubbio che chi è morto in una tragedia qual è la guerra civile è giusto che sia ricordato, nello stesso modo, nella memoria storica noi non possiamo mettere sullo stesso piano chi come Fedor è morto per dare la libertà e la democrazia, chi invece, anche in buona fede è caduto per continuare a far mantenere la dittatura e l’asservimento all’invasore”.
Poi un cenno alle leggi razziali del ’38, con un occhio al presente: “Quando sento persone che, rappresentano la comunità italiana al parlamento citare i protocolli di Sion, io dico che la memoria serve per ricordare a costoro che i protocolli di Sion sono stati un falso storico, oggi si direbbe una fake news, con i quali sono iniziati i pogrom contro la comunità ebraica in tutto Europa , e allora bisogna fare attenzione quando si usano le parole, io mi posso anche rendere conto che viviamo nell’epoca della superficialità, ma bisogna fare attenzione perché le parole sono pietre; la memoria serve anche per ricordare a chi, con troppa superficialità, usa le parole , per combattere quella che è la differenza , mi viene in mente la celebre frase di un prelato tedesco: “Quando vennero a prendere gli zingari fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare“. io credo – prosegue Chiamparino – che questa citazione diventata storica, ci dica qual è il rischio più grande dell’assuefazione dell’indifferenza . Ogni regime si regge sulla sistematica individuazione di un nemico per mantenere il proprio consenso. Le tragedie quella che la nostra storia moderna e contemporanea , quelle che possiamo vedere con una minimo di lucidità hanno sempre un origine in un fatto con un grande segnale che viviamo anche oggi, che è il bisogno del nemico, interno ed esterno”.
Poi, citando l’affermazione dei consoli russi, che avevano detto che la Russia non è una minaccia, ha aggiunto: “Dico di più la Russia è la patria della letteratura e della musica, non può essere una minaccia la patria di Tolstoy, il punto è un’ altro la Russia è un grande Paese di una grande Europa che non c’è, per poter avviare un dialogo a livello internazionale che consenta di guardare alla grande sfida della globalizzazione, insieme e, non in contrapposizione, avremmo bisogno di un Europa fatta di grandi progetti, per storia cultura e grande capacità di guardare alle sfide non solo economiche, dobbiamo essere noi a evitare che diventi una minaccia” .
Al termine dell’incontro abbiamo chiacchierato con Chiamparino :
Presidente, sui social, qualcuno, alla notizia dell’eliminazione dei ticket ha urlato alla manovra elettorale e ha ricordato la chiusura di alcuni ospedali ….
“Non è stata certo una manovra elettorale. Ci stavamo lavorando da un po’, è importante per ridurre il peso delle cure sulle persone, ma è anche una semplificazione dal punto di vista amministrativo, in particolare per i farmacisti. Non è vero che abbiamo chiuso ospedali, sono stati rivisti quegli ospedali che era giusto rivedere, perché certe funzioni complesse, si possono fare nell’interesse della qualità della cura delle persone, solo nei posti dove ci sono le attrezzature adeguate e la conoscenza adeguata. Per quel che riguarda il provvedimento sui ticket è evidente che non potevamo farlo prima, perché quelli che avevano mantenuto ospedali che avevano funzioni superflue sono anche quelli che avevano portato la sanità piemontese ad essere commissariata da Roma”.