I tempi sono complicati, la tensione si taglia con il coltello e la vicenda accaduta a Molo di Borbera, ridente frazione di Borghetto, mostra quanto nervosismo ci sia nell’aria.

Sabato 25 aprile il paese festeggia il suo patrono  San Giovanni Bosco e come tutti gli anni, anche per quest’anno era prevista la processione. Per i motivi che tutti conosciamo la manifestazione è stata sospesa, ma un giovane parrocchiano Giovanni Moro, ha pensato di telefonare al prete della chiesa di San Pietro in Vincoli, don Fulvio Berti per chiedere se fosse possibile organizzare una processione simbolica di pochi metri, con pochissime persone.

Scrive Giovanni su fb: “ Conoscendo bene le attuali limitazioni (che condivido pienamente) per l’emergenza in corso, ho voluto comunque che giungesse molto informalmente con una banale chiamata al mio parroco, una veloce e poco convinta richiesta: se, usando tutti i dispositivi di protezione individuali opportuni e limitando le persone a 4-5, fosse stato possibile effettuare in via eccezionale un atto di fede di poche centinaia di metri…telefonata al parroco non mi sembrava e non mi sembra tuttora un illecito, neppure morale. Ovviamente è arrivata risposta negativa, come era ragionevole pensare”

Insomma Don Berti ha detto di no, e per Giovanni la storia era finita lì, ma non è stato così.

“Non sapevo, – continua Giovanni – che, nel pieno della più grande crisi dalla Seconda Guerra Mondiale, un’umile richiesta telefonica parrochiano-parroco si configurasse tanto grave da innescare l’iter che ha portato a una diffida pubblica.

Infatti questa mattina il sindaco a firmato una diffida, affissa in Paese con la quale si vieta, come da Dcpm in vigore, processioni e anche spostare la statua del Santo dalla nicchia in chiesa.

 “Stiamo vivendo tempi molto difficili. – spiega il sindaco – Non c’è nulla su cui scherzare. Quando don Berti mi ha informato di questa richiesta mi sono consultato con i Carabinieri che mi hanno consigliato di pubblicare la diffida. Non voglio rischiare che a Borghetto accada ciò che è successo in Campania, dove il paese è stato dichiarato zona rossa, perché un gruppo di persone ha partecipato a un funerale. Sono preoccupato per la salute pubblica ma anche per l’economia della nostra valle, abbiamo alberghi, ristoranti chiusi; dobbiamo ripartire ma con calma, attenerci a quello che dirà il Governo e le Autorità sanitarie. Non è il momento di allentare le misure di sicurezza”.

E Giovanni conclude. “Sono già arrivare le mie scuse all’Amministrazione Comunale e alla Polizia Locale, perché hanno dovuto perdere del tempo prezioso in questa vicenda. Mi aspetto che faccia altrettanto l’innescatore vile e irresponsabile di questa inquisizione, che ha fatto perdere del tempo e delle energie preziose a coloro che si stanno sbattendo in prima linea in questa comunità; e mi aspetto, anche, che si faccia da parte se non è più in grado di ricoprire il suo ruolo. Per il bene suo e, soprattutto, della comunità”.