Accordo raggiunto tra Buzzi Unicem, i sindacati nazionali di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil e le Rsu degli stabilimenti di Greve in Chianti e di Arquata Scrivia, dopo che 4 mesi fa era stata annunciata la cessazione delle attività.
“Pur con l’amarezza di vedere chiusi due stabilimenti, l’intesa prevede l’adozione di numerose soluzioni a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori”, spiegano i segretari nazionali Fabrizio Pascucci, Salvatore Federico, Tatiana Fazi. In particolare, “vengono messe a disposizione oltre 100 posizioni lavorative presso altre unità operative del Gruppo ed una serie di soluzioni per accompagnare lavoratrici e lavoratori fuori dagli stabilimenti che verranno chiusi”, spiegano i sindacati.
Si va dalle “misure di sostegno per chi vorrà trasferirsi negli altri stabilimenti all’accompagnamento verso la pensione per chi è vicino all’età pensionabile alla messa a disposizione di una “dote” di 14 mila euro per le imprese del territorio disposte ad assumere lavoratori dei due stabilimenti”.

La ex Cementir

Infine, per i dipendenti non interessati alla ricollocazione, l’accordo prevede ancora due soluzioni: la prima è la messa a disposizione da parte di Buzzi Unicem di risorse per la mappature delle competenze e la riqualificazione professionale, con l’impegno all’attivazione di tutti gli strumenti pubblici previsti dalle Regioni Piemonte e Toscana; la seconda è “un incentivo all’esodo pari a 50 mila euro”.
Si tratta di “misure significative, che scongiurano il rischio di licenziamenti tout court e favoriscono invece la prosecuzione del percorso professionale dei lavoratori, in sinergia con il territorio – spiegano Feneal, Filca e Fillea – cambiando le prospettive per i dipendenti dei due stabilimenti, i quali fino a pochi giorni fa avevano di fronte a sé un unico e irrevocabile destino, il licenziamento per l’irrevocabile chiusura dei siti. Le lotte dei lavoratori e la determinazione del sindacato hanno evitato che ciò accadesse” concludono Pascucci, Federico e Fazi. Ad Arquata sono interessati diciassette dipendenti. Soltanto quattro anni fa lo stabilimento era stato al centro di un accordo che prevedeva il mantenimento dell’impianto almeno fino alla fine dei lavori del Terzo Valico dei Giovi, non prima del 2024. A sottoscriverlo era stato il Cociv, consorzio costruttore del Terzo valico, insieme alle organizzazioni sindacali e al proprietario dell’epoca del cementificio, il gruppo Caltagirone. Il consorzio aveva assunto decina di operai del cementificio e soprattutto era stata concordata una maxi commessa di cemento per i cantieri dell’alta capacità, che evidentemente non è servita. Lo stabilimento chiuderà fra un anno, al termine della cassa integrazione.