Giampiero Iacazzi, futuro, lavoro e persino l’amore si possono trovare in Burkina Faso

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Giampiero Iacazzi

Ha fatto ritorno nei giorni scorsi a Basaluzzo, dal Burkina Faso, Giampiero Iacazzi, piccolo imprenditore locale, in cerca di fortuna in un Paese poverissimo, dove il reddito medio della maggior parte della popolazione è di poco più di un euro al giorno.

La situazione politica in Burkina è instabile. Si trova a circa 4 mila chilometri dal territorio novese. Un quadro che scoraggerebbe chiunque, ma non Iacazzi, 58 anni, con prospettive da reinventare anche con buona dose di incosciente coraggio.

La nazione africana non è particolarmente ben ricordata dai novesi e dai tortonesi. Qui, 66 anni fa (all’epoca si chiamava Alto Volta) Fausto Coppi contrasse una grave forma di malaria che lo portò alla morte. I tempi sono però cambiati, anche se economicamente la situazione non è dissimile a un secolo fa. “Da anni sono convinto che nelle nazioni africane ci possa essere futuro per chi abbia voglia di avventurarsi in un’impresa – ci spiega Giampiero Iacazzi direttamente dal Ouagadougou, capitale del Burkina -. È vero, in passato non ho avuto fortuna con la Tunisia, la Costa d’Avorio e l’Uganda, ma qui in Burkina Faso ho trovato prospettive interessanti”-.

Dopo essersi licenziato dall’Ilva, ha intrapreso per circa 30 anni attività in proprio di restauratore di mobili antichi, meccanico, elettricista, carrozziere, commerciante e “uomo tuttofare”. È diventato musulmano per amore (matrimonio poi finito) e viaggiatore.

“Rimango commerciante – precisa -. Il Burkina è un Paese di grandi opportunità di vendite. Grazie a internet ho allacciato rapporti con una ragazza del posto, Alexandra Zoundi, che presto diventerà mia moglie. La madre possiede 3 aziende di trasformazione dei cereali ed esporta in varie nazioni africane. Mentre mi trovavo in Burkina, a Ouagadougou, ho messo a punto un servizio commerciale. La mia intenzione è di portare in Africa tutto ciò che in Italia viene praticamente buttato. Anche nella Capitale c’è poco o nulla. La maggior parte dei “burkinabè” vive in totale povertà, ma a Ouagadougou, che conta circa un milione e 800 mila abitanti esclusi i sobborghi, i ricchi sono circa 10 mila e possono permettersi di spendere cifre alte. La richiesta? Intanto, visto che non si trova niente, richiedono soprattutto auto vecchie anche di 20 anni che da noi vengono demolite ma qui pagano più o meno l’equivalente di 5 mila euro. Poi si cercano i pezzi di ricambio, moto, ciclomotori, biciclette, materassi, televisori, radio, computer, rubinetteria, mobili, frigoriferi. Tutto materiale da noi ritenuto vecchio, obsoleto. Un materasso usato qui si vende a 70 euro, ovviamente a chi può permetterselo. Per cui sto organizzando container da spedire in Burkina”-.

C’è poi l’aspetto primario alimentare. “Il made in Italy va molto e se non ci sono troppe restrizioni dalla CE potrei pensarci – conclude Giampiero Iacazzi -. In Burkina si trovano prodotti falsificati provenienti da Cina, India o Germania, come il Merlot fatto in Cina, il Parmisan tedesco, olio d’oliva tinto di chissà dove. L’unico prodotto veramente italiano che si trova è la Nutella. Di italiani, a differenza di altri stati come l’Uganda o la Tunisia non ne ho incontrato nemmeno uno. Forse anche questo aspetto può rappresentare un’opportunità in più”-.