asilo nido Arcobaleno
L'asilo nido Arcobaleno di via Trento

Diventa sempre più complicata la questione degli asili nido.

Nella risposta della Regione arrivata lunedì, la responsabile della Direzione coesione sociale settore politiche dell’istruzione, Elena Russo, dice che il Comune deve assolutamente acquisire l’autorizzazione al funzionamento per i servizi di asilo nido prevista dalla legge, che non dispone diversità di trattamento tra i servizi privati e quelli comunali; che svolgere il servizio senza autorizzazione comporta una multa da 15 a 40 mila euro; e che gli atti necessari per ottenere l’autorizzazione al funzionamento sono quelli richiesti dalla Commissione di vigilanza dell’Asl e non possono essere sostituiti da atti regionali di concessione di eventuali contributi o da inserimenti negli elenchi regionali dei servizi registrati. I requisiti richiesti sono: collaudi, certificati di regolare esecuzione lavori, certificati tecnici vari che dimostrino l’idoneità delle strutture e la piena agibilità.

«La Regione evidenzia lacune e irregolarità molto pesanti – dice il segretario provinciale Federazione sindacati indipendenti, Alberto Rito – e meno male che secondo il Comune era tutto a posto! La dirigente Iotti, in una lettera, sosteneva che gli asili funzionavano dal 1979, erano accreditati, avevano ricevuto anche fondi regionali e che quindi tutto era regolare. Invece non si richiede solo qualche documento, ma tanto di certificati di conformità».

Quanto ai titoli delle educatrici, ci vuole l’attestato di educatore per la prima infanzia rilasciato da un’agenzia formativa accreditata dalla Regione.

«Quindi si scopre adesso che un’operatrice ha lavorato senza titolo per 10 anni – dice Rito – e che nessuno ha mai controllato se poteva svolgere quel ruolo, ma soprattutto avrebbe potuto riqualificarsi e quindi ha subìto un danno professionale pesantissimo. Per quanto riguarda l’educatrice spagnola si afferma che è il Miur l’ente che deve attestare che i titoli conseguiti in Spagna equivalgono anche qui. E lo scopriamo adesso, dopo 10 anni! Per l’educatrice laureata in psicologia, infine, la risposta dipende dalla Commissione di vigilanza, che peraltro aveva già dichiarato la validità dei titoli per tutte e tre. Staremo a vedere».