Ovada, al consiglio comunale aperto il consigliere regionale Domenico Ravetti ha introdotto le linee guida della nuova legge per la riorganizzazione degli Ipab

 Il debito dell’Ipab Lercaro verso la cooperativa di servizi ex Policoop ammonta a 1,6 milioni di euro, il disavanzo è di 1,15 milioni di euro, temono per i posti di lavoro 12 dipendenti della casa di riposo e circa 40 delle cooperativa, che viene pagata quasi 95 mila euro a mesi alterni, la struttura è sottoutilizzata con 87 ospiti invece di 106. “La situazione è fallimentare, ma l’Ipab Lercaro non è fallito, c’è il disavanzo però non siamo in dissesto. Per trovare la soluzione bisogna camminare insieme”, interviene il commissario Giovanni Maria Ghè, che è stato nominato dalla Regione nel 2016, quando la crisi della casa riposo per 17 comuni dell’Ovadese si è acutizzata, ora è stato incaricato di restare fino alla riorganizzazione dell’Ipab e alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione.

Giovedì sera ha partecipato al consiglio comunale aperto, chiesto dai consiglieri di minoranza insieme ai rappresentanti cittadini di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia per sollecitare soluzioni. “Serve un tavolo di confronto, per trovare una strategia condivisa, che tuteli la continuità della struttura, degli ospiti e dei lavoratori”, ha detto il sindaco Paolo Lantero, invitando a parlare tutte le forze politiche e sindacali, i sindaci e i rappresentanti degli enti locali.

Cambiare è necessario per ripianare il debito e anche un obbligo in questa fase di trasformazione di 207 Ipab, prevista dalla Legge regionale n.12. “A metà gennaio la Giunta fisserà i criteri di modifica”, ha detto il presidente della Commissione regionale sanità, Domenico Ravetti, in relazione al pareggio di bilancio e al ruolo della struttura: “Cambiare vuol dire anche fare sistema con altri Ipab”, aggiunge Ravetti.

“Significa che per creare una struttura più snella come una fondazione, si deve prima raggiungere il pareggio di bilancio, per farlo bisogna praticare la fusione, così Ovada rischia di perdere il Lercaro. Se non è dissesto è un predissesto, il lascito mal gestito negli anni ha prodotto 400 euro di debito per famiglia”, afferma il coordinatore della Lega, Piersandro Cassulo. Il dialogo è apprezzabile ma tardivo anche per gli altri avversari politici:“L’amministrazione comunale di Ovada ha sempre proposto i consigli di amministrazione del Lercaro, si assuma le responsabilità”.

In un anno il numero degli ospiti è salito da 61 a 90, il direttore Gian Paolo Paravidino per fare altre migliorie deve investire ma non può, anche a causa delle rette non pagate e dei mutui, 175 mila euro da sborsare a semestre. L’indebitamento è consolidato. “Però il passivo  tra il 2014 e il 2015 è aumentato di 500 mila euro: se non ha fatto chiarezza il commissario, ci pensi la magistratura”, sostiene il consigliere Emilio Braini M5s, mentre Giorgio Bricola Patto per Ovada vuol fare luce sugli immobili: “Sopravvalutati a bilancio”.  Alcuni dati sono discordanti. “Si nomini una commissione di tecnici per capire com’è possibile, che aumentando il numero di ospiti aumenti anche il debito”, propone Padre Ugo Barani, presidente dell’Osservatorio attivo per l’Ospedale.

Al di là dei conti, serve un cambiamento di rotta. Giovanni Battista Campora, Cisl Ovada suggerisce di trasferire gli ospiti autosufficienti alla sede originaria dell’Ipab, cioè nel distretto dell’Asl: nel cuore della città gli anziani del Lercaro durante il giorno potranno continuare a frequentare la famiglia e gli amici, migliorando il gradimento e l’immagine della struttura”.