Se Energa si era vista approvare tutto o quasi dalla Regione Liguria a guida centrodestra in merito al suo progetto di biodigestore da 33 mila t annue di rifiuti, previsto a Isola del Cantone, di fronte ai giudici ha dovuto soccombere per la seconda volta. Un altro stop che allontana il pericolo di inquinamento degli acquedotti di Arquata Scrivia e dei paesi alessandrini che prelevano acqua dallo Scrivia. La società ligure, a settembre del 2018, si era vista negare l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto programmato a ridosso dello Scrivia e del confine con il Piemonte da parte della Città Metropolitana di Genova. Il biodigestore sarebbe stato troppo vicino alla ferrovia Milano-Genova. Rfi non aveva infatti rilasciato la deroga richiesta dalla Energa in quanto l’impianto è potenzialmente pericoloso per i treni in transito. Energa ha quindi impugnato il no all’autorizzazione davanti al Tar Liguria chiedendone l’annullamento con tesi discutili, tutte respinte dai giudici. Nel procedimento, oltre alla Città Metropolitana, si sono costituiti a difesa del no all’impianto anche i Comuni di Isola del Cantone e di Arquata Scrivia, quest’ultimo con l’avvocato Emiliano Bottazzi.

I sindaci liguri e piemontesi in corteo a Genova prima della conferenza dei servizi del marzo 2018

Addirittura, i legali della Energa hanno negato “rischi di natura esplosiva” per il biodigestore ma i giudici hanno ricordato che l’impianto produce gas dalla fermentazione dei rifiuti e quindi inevitabilmente il pericolo resta, per questo il parere negativo di Rfi non è da annullare. Secondo quest’ultima, infatti, “per l’ubicazione e la tipologia di impianto (produzione energia elettrica da fonte rinnovabile alimentato a biogas), deve applicarsi la norma di legge ai ai sensi della quale “in vicinanza della ferrovia è vietato depositare materie pericolose o insalubri o costruire opere per la loro conduzione ad una distanza tale che, a giudizio dei competenti organi tecnici delle Fs, possano arrecare pregiudizio all’esercizio ferroviario””. Energa aveva avuto torto dal Tar Liguria anche in merito alle autorizzazioni ambientali al biodigestore rilasciate dalla Regione guidata da Giovanni Toti. Contro questa sentenza ha presentato appello al Consiglio di Stato, che si deve ancora pronunciare. Contro l’impianto sono scesi in piazza cittadini e sindaci liguri e piemontesi.