Biodistretto: Ecco i “piloti” scelti da Città del Bio

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Rocchetta Ligure e la Val Borbera

Tanti anni fa, ma proprio tanti, ero una bimba curiosa con la voglia di vedere e scoprire tutto, fu con grande tenacia, che riuscii a percorrere la tratta Milano – Parigi, in cabina di pilotaggio. Questo per dire il valore che si può dare a chi sta nella famosa cabina di pilotaggio di Città del Bio. Detto ciò, con un comunicato stampa, Città del Bio, informa di aver cambiato i componenti della cabina, quelli che dovrebbero decidere le scelte per l’eventuale costituzione del biodistretto Terre del Giarolo.  Gli ideologi di Città del Bio, ammettono che in un primo tempo l’organo della cabina di pilotaggio, era stato costituito secondo le indicazioni del commissario della Comunità montana, Cesare Rossini, il quale aveva stabilito che ne facessero parte amministratori, produttori, imprenditori, eccetera; troppa gente, troppe teste, quindi meglio ridurre, inserendo solo gli amministratori.

La scelta è ovviamente caduta sui sindaci che rivestono già l’incarico di consiglieri di Città del Bio, gli altri prescelti sono i presidenti di Unioni montane e, dulcis in fundo, ma non certo per importanza, un consigliere regionale, anzi, come è indicato nel comunicato stampa “il consigliere regionale”. I nomi? Eccoli. Il consigliere regionale è Massimo Berutti, già sindaco di Tortona, tra i sindaci la scelta è caduta su Giampiero Daglio, Vincenzo Caprile e Paola Massa, rispettivamente sindaco di Cantalupo Ligure, San Sebastiano Curone e Monleale, in comune hanno la nomina di consiglieri nazionali di Città del Bio; ci sono poi Roberto Mandirola, sindaco di Brignano Frascata e Sergio Vallenzona, sindaco di Castellania, i due primi cittadini sono anche consiglieri regionali di Città del Bio, troviamo anche Silvio Barbieri, che di incarichi ne ha ben tre:  presidente dell’Unione montana Valli Borbera e Spinti, sindaco di Grondona e consigliere nazionale di Città del Bio, a seguire Fabio Sala, presidente dell’Unione Terre Alte e sindaco di Fabbrica Curone e Fabio Semino, presidente dell’Unione Val Curone e sindaco di Garbagna. Proprio Il sindaco Semino ha avuto per un po’ di tempo in mano i famosi 500 e passa mila euro destinati al biodistretto. I soldi facevano parte di quel piano di riparto, presentato dal commissario Rossini nell’ultimo periodo della sua lunga permanenza in Comunità montana,  piano che la Regione Piemonte ha bocciato e quindi la patata bollente, (si può dire patata bollente?) passa al nuovo commissario nominato, la dottoressa Raffaella Musso, funzionaria regionale.

Tornando alla nuova “cabina di pilotaggio”, sorprende che su nove amministratori delegati a decidere cosa sia meglio per il territorio, ben sei, siano persone di fiducia di Città del Bio. Ma non è  tutto, la cabina sarà pure nuova di pacca, ma il modus operandi, lo stesso di sempre.

Spiega Fabio Semino: “ Non ne so assolutamente nulla. Nessuno mi ha chiesto di  far parte di questa cabina di pilotaggio. Vorrei sapere chi è che decide chi sta dentro e chi sta fuori. Se proprio si vuole che siano gli amministratori ad occuparsi del biodistretto, vorrei che fossero gli amministratori stessi  a delegare i propri rappresentanti… casomai”.

Già, casomai. E casomai può essere il territorio, come auspicano in molti, a decidere a quale associazione affidare la costituzione del biodistretto, ad esempio c’è chi indica Aiab, che di biodistretti in giro per l’Italia ne ha costituiti parecchi e tutti di successo…

E i produttori estromessi cosa ne pensano? “Come si permettono di  prendere queste decisioni senza consultare il territorio?- Dice Ezio Poggio, vignaiolo delle omonime Cantine di Vignole – Tanto per cambiare, hanno messo tutto in mano alla politica. In teoria anch’io facevo parte della così detta cabina di pilotaggio, ci sono stati un paio di incontri lo scorso anno, poi più  nulla. Non ci tengo affatto a farne parte, ma almeno avvisare che le cose sono cambiate! Mi dispiace che sia andata così,  quei soldi avrebbero potuto aiutare il territorio, magari affidandoli a persone che il territorio lo conoscono e lo amano”.

C’è ancora tempo per ribaltare la situazione. I soldi, per ora, sono ancora in mano alla Regione, che potrà decidere come impiegarli e a chi affidarli, dopo aver ascoltato il territorio. Almeno questa è la speranza.

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