Gianni Repetto
Gianni Repetto

Due volumi per raccontarsi: Gianni Repetto ha scritto la sua autobiografia durante il lockdown. Nato 70 anni fa a Lerma, l’ex insegnante delle medie a Mornese, scrittore o poeta, in “My name is Jack”, edito da Impressioni Grafiche di Acqui Terme, narra la sua vita dall’infanzia a Lerma fino alla Valtellina e alla Toscana, dove ha vissuto per anni fino al ritorno nel suo paese natale, alla fine degli anni ‘90. In mezzo, il mondo contadino nel borgo dell’Ovadese, il rapporto con i genitori e i fratelli, l’insegnamento cristiano (“sottolineo “cristiano”, non cattolico”) della madre e poi il liceo ad Acqui Terme e l’università a Genova, vissuti in pieno Sessantotto con l’ideale del pacifismo non violento legato alla tutela dell’ambiente. Repetto racconta così il rapporto con i preti, i primi amori, la musica di quegli anni, il calcio, la coscienza civile e politica. “Ogniqualvolta mi sono trovato di fronte a qualsiasi forma di sopruso fisico o morale – dice lo scrittore – è scattata in me la molla della contrapposizione e non tanto per ragioni personali, ma piuttosto collettive”. La sua prima battaglia fu quella contro il frantoio previsto a Lerma lungo il Piota, fermato salvando i luoghi dove i ragazzi del paese facevano il bagno da sempre.

Lerma

Poi l’esperienza amministrativa nel Comune di Vecchiano, in Toscana, scaturita dalla creazione di un circolo culturale e, dopo il ritorno a casa, la vittoria alle elezioni comunale di Lerma nel 1999 e la nomina alla presidenza del Parco delle Capanne di Marcarolo due anni dopo, costellata dalla vicenda della cava Cementir in Val Lemme, vinta contro il gruppo Caltagirone e (quasi) tutta la politica. Invece, la lotta contro il Terzo valico ha avuto un esito diverso. Nel 2001 lo scrittore fonda con Arata il Centro Pace di Ovada, “che dopo i primi inizi apolitici e pacifisti non violenti si trasformò in una dipendenza degli allora Ds. Fui costretto ad andarmene”. “Scrivere un’autobiografia – spiega Repetto – non è un momento di celebrazione del proprio io, ma piuttosto un percorso di indagine nel proprio vissuto per capire le ragioni di certe scelte o non scelte che abbiamo fatto e quanto esse abbiano influito sulla nostra esistenza”. Poi la passione per la scrittura, iniziata con il racconto “Careghè”, in cui il protagonista è suo padre, e per il teatro. “Parlo anche di donne, con delicatezza – conclude Repetto -, perché sono state la cosa più bella della mia vita e nessuna di esse è mai stata una delusione”.