Neppure le commesse del Terzo valico hanno salvato l’ex Cementir. Soltanto quattro anni fa il Cociv assumeva una decina di operai del cementificio già in crisi profonda da tempo e concedeva al gruppo Caltagirone, proprietario dello stabilimento, sub appalti per la fornitura di cemento attraverso la Betontir. Allora i dipendenti erano poco meno di 60, ora sono ridotti a un terzo e il cementificio, dopo poco più di sessant’anni di attività, verrà chiuso. Lo ha annunciato ieri, 6 febbraio, la Buzzi Unicem di Casale Monferrato. Quest’ultima aveva rilevato l’impianto di produzione dalla Italcementi, che a sua volta aveva acquistato l‘intero stabilimento da Caltagirone nel 2018. Italcementi ha mantenuto la proprietà anche con l’ingresso della società casalese. Per giustificare lo stop all’attività e il licenziamento dei dipendenti, Buzzi evidenzia la crisi decennale del mercato delle costruzioni, “nonostante gli annunci di significativi investimenti e stimoli pubblici destinati alle grandi opere infrastrutturali e più in generale all’edilizia, si rileva comunque un mancato miglioramento atteso dei volumi di vendita, anche in seguito all’emergenza Covid-19. Il mercato nazionale- conclude – è passato da quasi 47 milioni di tonnellate di produzione nel 2006 a 19 milioni di tonnellate nel 2019, con una chiusura del 2020 di circa 17 milioni di tonnellate di produzione”.

Una protesta degli anni scorsi delle maestranze Cementir

Fino al 31 marzo, come prevede la normativa statale attuata per contrastate la crisi scatenata dal coronavirus, non ci sarà alcun licenziamento. Dopodiché, alla ex Cementir, diventata nel frattempo Arquata cementi, i cancelli chiuderanno per sempre. I sindacati edili Feneal UIL e Fillea CGIL parlano di “spiegazioni sono state sommarie e apparentemente legate a motivazioni di carattere tecnico finanziario sinceramente incomprensibili. Ci siamo di nuovo, dopo la lunga battaglia del gennaio 2017 in cui per oltre 10 giorni gli operai dell’impianto hanno occupato lo stabilimento costruendo un’ampia rete di solidarietà nella società civile, tra i cittadini del paese e le Istituzioni locali ed in cui si era riusciti a stoppare il tentativo di chiusura, siamo di nuovo di fronte al tentativo della proprietà di azzerare quella esperienza. Gli accordi del 2017 prevedevano il mantenimento dell’impianto almeno fino alla fine dei lavori del Terzo Valico dei Giovi, non prima del 2024. L’annuncio di oggi, in aperta violazione degli accordi sottoscritti, è inaccettabile oltre che sorprendente. Buzzi S.p.A., nell’acquisire l’azienda, si era impegnata a portare fino in fondo gli impegni assunti dalla precedente proprietà, oggi si rimangia la parola. I lavoratori non possono accettare passivamente”. Inevitabile lo stato di agitazione e quindi possibili scioperi ma tutto dipenderà dal confronto con il prefetto e le istituzioni. Intanto, sul tavolo c’è anche da decidere, una volta cessata l’attività, il futuro dell’area della ex Cementir, 16 ettari.