Una “casa museo”. È questo che diventerà il castello di Borgo Adorno, dal prossimo 16 settembre, quando con un’inaugurazione (in quest’occasione solo a inviti), sarà aperto al pubblico.
Non solo visita al palazzo, che pur ne vale il viaggio, ma un percorso espositivo di un’artista di rango, che ha segnato un’epoca. Le sale, le stanze del castello edificato nel 1100, saranno il percorso espositivo di Clemen Parrucchetti. Trecento opere, su un migliaio realizzate nel periodo compreso tra gli anni ’50 e il nuovo secolo.
“Un’iniziativa con una duplice valenza, – come spiega il padrone di casa Antoniotto Guidobono Cavalchini – creare un piccolo polo attrattivo per il territorio, aprire le porte del castello e allestire all’interno di queste mura il percorso artistico di Clemen Parrocchetti, mia madre, che in queste stanze ha lavorato per molto tempo. In sintesi “una casa museo” dove saranno esposte le opere di un’artista contemporanea, all’interno di un contenitore medievale.
Le opere di Clemen Parrocchetti in Val Borbera, hanno già avuto l’elegante vetrina nel secentesco Palazzo Spinola nel 2006 con la personale “Il Filo di Clemen”.
Classe 1923, Clemen Parrocchetti, terminati gli studi classici, dopo il matrimonio e ben quattro figli, nel 1955 si diploma all’Accademia di Brera, frequenta poi l’Università di Urbino. Risale al 1957 la sua prima rassegna alla Galleria Spotorno di Milano. Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 espone in oltre cinquanta mostre personali in Italia e all’estero riscuotendo sempre ampi consensi di critica e di pubblico. E’ di questi anni la sua partecipazione al movimento di liberazione della donna e i suoi lavori di quel periodo, riuniti sotto il titolo “Amore e divorazione”, testimoniano la militanza dell’artista nelle file della contestazione. “La contestazione – ha detto in un intervista la pittrice – fa parte della mia storia, è nata da un’educazione familiare troppo rigida alla quale mi sono ribellata ma che in parte ho subito”.
Numerose anche le sue presenze a mostre collettive con notevoli riconoscimenti tra cui il primo premio Pirandello ad Agrigento (1977). Negli anni ’80 conquista il pubblico spagnolo, canadese e francese, con i suoi personaggi mitologici. A Parigi espone nel 1988 al Grand Palais Femmes Artistes .
La perdita del marito, di una figlia e di un piccolo nipote portano una ventata di tristezza e nostalgia che si ripercuotono nella produzione degli anni ’90: “Onde verso isole vestite di stelle”, “Correre in fretta oltre”, “Piedini che salgono”… Ricorda l’artista nel libro a lei dedicato “Il filo di Clemen”: “Anni duri, distacchi improvvisi. L’Ade si apre, si porta via il mio Giampaolo, poi una figlia amatissima, un piccolo nipote, volato in Paradiso: picchia ancora al mio cuore con tocchi di nostalgia…”.
L’ultima mostra risale al 2015 alla Galleria Cortina di Milano “Vivere la vita, sempre”. Clemen muore il 1 dicembre 2016.