La Procura della Repubblica di Alessandria ha chiesto il rinvio a giudizio per Teresa Gandolfo, 65 anni, l’ex direttrice dell’asilo nido comunale “Emilia Morando” di Arquata Scrivia. Il 4 ottobre si terrà l’udienza preliminare davanti al giudice (gup), che dovrà pronunciarsi sulla richiesta del pm, mandando a processo la Gandolfo oppure disponendone il proscioglimento. La donna è accusata di peculato per essersi appropriata di circa 85 mila euro riferiti alle rette pagate dalle famiglie dei bambini durante l’anno scolastico 2016-2017. Secondo l’accusa, la Gandolfo versava al Comune, tramite bollettino postale, solo una quota delle somme per i bimbi che risultavano regolarmente iscritti, trattenendo una per sé.  Altri bambini pur frequentandoi l’asilo non erano mai stati iscritti: in questo caso, sostiene la Procura in base alle indagini svolte dai carabinieri, le rette venivano sempre consegnate alla Gandolfo e sempre in contanti su sua indicazione, nonostante il regolamento dell’asilo preveda il bonifico bancario o il bollettino postale, e interamente trattenute , senza ovviamente versare nulla al Comune.

Teresa Gandolfo (foto da Facebook)

Le famiglie erano del tutto ignare del comportamento della donna e versavano le somme in buona fede. La Gandolfo da decenni era un riferimento dell’asilo nido, una persona che riscuoteva la massima fiducia.

Una nota di colore. Secondo quanto emerso delle indagini,  l’ex direttrice si sarebbe addirittura appropriata della friggitrice in dotazione alla struttura comunale, da lei acquistata per conto del Comune. L’altro reato di cui è accusata la donna è la truffa ai danni del Comune: durante l’orario di lavoro si sarebbe allontanata dall’asilo per andare nella sala giochi del Bar Roma di Arquata causando così un danno all’ente di cui era dipendente. Il difensore della Gandolfo, l’avvocato Lorenzo Rapetti, ha sempre sostenuto la tesi che la sua assistita fosse affetta da ludopatia, per questo si sarebbe appropriata del denaro. Il Comune, con l’avvocato Emiliano Bottazzi, intende costituirsi parte civile in caso di rinvio a giudizio per recuperare i soldi. Nei mesi scorsi l’intenzione degli amministratori comunali era di valutare, in tal senso, il comportamento della ex direttrice anche per gli anni precedenti. La difesa della donna aveva proposto un risarcimento di 80 mila euro circa, finora non accolto dal Comune.