Energa non si arrende e impugna al Tar Liguria il provvedimento della Città metropolitana di Genova che a settembre ha bocciato la richiesta di autorizzazione per l’impianto di trattamento rifiuti previsto a Isola del Cantone. Tre mesi fa l’ex Provincia aveva concluso il procedimento basando sul no di Rfi alla centrale che dovrebbe trattare 30 mila tonnellate annue di spazzatura per produrre energia elettrica. Il motivo era il diniego di Rfi: quest’ultima si è opposta poiché l’impianto sarebbe stato troppo a ridosso della ferrovia dei Giovi, che passa vicino al terreno di località Camposaragna. Energa ha depositato un ricorso nel quale parla addirittura di “intimidazioneda parte dei politici contrari al progetto nei confronti dei tecnici della Città metropolitana. L’impianto previsto, secondo la società stessa, sarebbe “encomiabile” poiché soddisferebbe “i principi dell’economia circolare valorizzando i rifiuti urbani”, non produrrebbe emissioni ed “è previsto lontano dalle abitazioni”.

Lo Scrivia ad Arquata

Nessun accenno alla vicinanza con il torrente Scrivia, situazione che ha portato a schierarsi contro l’impianto i Comuni piemontesi e la Provincia di Alessandria, i quali, secondo Energa, sarebbe stati coinvolti nell’iter “solo per allargare il fronte politico contrario, seppure privi di qualsiasi interesse, essendo addirittura fuori Regione Liguria”. Arquata Scrivia in primis e poi molti altri situati lungo il corso dello Scrivia temono infatti l’inquinamento del torrente, dal quale si alimentano diversi acquedotti. Questione neppure sfiorata da Energa nel ricorso. La società sostiene di aver manifestato l’intenzione di rivedere il progetto sulla base del diniego di Rfi ma che l’invio della documentazione alla Città metropolitana non sarebbe riuscito a “causa di un problema informatico”. Ora si attende la pronuncia del Tar Liguria, che ha già annullato gli atti della Regione Liguria favorevoli all’impianto, impugnati dai Comuni di Isola del Cantone e Arquata, appoggiati da altre amministrazioni piemontesi. Con la sentenza di novembre, i giudici liguri avevano stabilito come la normativa regionale ligure preveda che tali impianti siano costruiti vicino alle discariche dei rifiuti e non a ridosso di torrenti che, come lo Scrivia, hanno già problemi di carattere ambientale e aveva condannato Energa e la Regione a pagare le spese legali.