Il tribunale di Alessandria

Ora spetta al curatore fallimentare tentare di recupera le somme dai crediti dell’azienda, in base soprattutto alla regolarità della sua contabilità. Sono stati infatti ammessi allo stato passivo della cooperativa di facchinaggio e pulizie Bpb Service di Tortona, dichiarata fallita la scorsa estate, 3,2 milioni di euro di debiti, in capo a persone, professionisti, enti banche e aziende fornitrici. Le richieste ammontavano in totale a ben 8 milioni ma il giudice Pier Luigi Mele ha respinto richieste per circa 5 milioni. Un maxi “buco” che coinvolge circa 40 ex soci dipendenti, considerati creditori privilegiati che vantano stipendi, liquidazioni e contributi fino a quasi 30 mila euro. Ma ci sono anche i contribuenti in generale, visto che l’Agenzia delle Entrate, cioè lo Stato, è stata ammessa al fallimento per oltre 2 milioni di euro, riferiti a tasse e tributi non pagati negli ultimi dieci anni. La cooperativa, infatti, arrivata a contare fino a 400 soci lavoratori, negli anni scorsi era finita in grosse difficoltà, non riuscendo più a pagare stipendi e tasse. Il colpo di grazia era arrivata dall’inchiesta della Guardia di Finanza di Tortona del 2015, dalla quale era emerso che la coop aveva ricevuto fondi pubblici dal ministero dei Trasporti destinati all’organizzazione di corsi di formazione per i suoi dipendenti. Corsi che, secondo l’accusa, non si erano mai svolti.

Sandro Basilio

Indagati per truffa ai danni dello stato i titolari: Sandro Basilio, ex presidente del consorzio socio assistenziale Cisa, Nino Borsani e Stefano Pancamo. Ora nel fallimento sono riusciti a insinuarsi anche aziende alessandrine, emiliane, lombarde e toscane fornitrici della coop e banche come il Banco Popolare società cooperativa di Verona, che attende quasi 300 mila euro. Persino i tre titolari della Bpb hanno chiesto l’ammissione al fallimento ritenendosi dipendenti della loro coop: per Stefano Pancamo il giudice ha dato l’ok per circa 10 mila euro, respinta invece la richiesta di Balisio (120 mila euro circa) in quanto considerato “apparentemente amministratore di fatto dell’azienda”; stesso esito per i 10 mila euro richiesti da Borsani. Fra le aziende escluse, spicca il nome della coop Global Business Service Formation: secondo le indagini delle Fiamme Gialle, era l’azienda che avrebbe dovuto organizzare i corsi di formazione per la Bpb, che non si sarebbero mai tenuti. Respinta la richiesta di insinuarsi nel fallimento per 120 mila euro poiché, come ha motivato il giudice, “è pendente procedimento penale nel quale si contesta la reale esecuzione delle prestazioni e la percezione indebita di contributi”. Escluse dallo stato passivo, fra gli altri, la banca Unicredit per 350 mila euro, e la coop Logistica Valle Scrivia per quasi 4,5 milioni, richiesti nell’ambito di un’azione legale di risarcimento danni, cifra non provata, secondo il giudice. Per chi è rimasto fuori dal fallimento c’è la possibilità per questi presunti creditori di fare ricorso. Nel caso ottengano ragione sarà ancora più difficile per tutti rivedere i soldi.