Gavi e Timorasso: i vini piemontesi che profumano di Liguria

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Il Gavi

Secondo Eschilo, “il vino è lo specchio della mente”, secondo Mario Soldati, “è la poesia della terra”. I due di vino se ne intendevano; il primo gli ha dedicato pensieri profondi, il secondo, scrittore, amante del buon cibo e del buon vino, ha contribuito alla meritata fama del Gavi, il vino prodotto da vitigni Cortese, più famoso nel mondo. E il dato sta proprio qui: il Gavi è più conosciuto all’estero, che in patri, di fatto,  l’85% delle bottiglie prodotte vengono esportate.

Per il nuovo approccio al mercato nazionale di questo nobile bianco italiano, il Consorzio Tutela del Gavi, si è avvalsa di un’annata d’eccellenza, quella del 2016, per  presentare, “il vino da urlo”, come è stato definito, ai giornalisti di settore, ristoratori ed enotecari.  La location scelta, è lo Spazio Anniluce di Milano,  70 etichette e 25 produttori . Qui gli ospiti hanno degustato tre  tipologie del Gavi :  Fermo, Riserva e Spumante Metodo Classico,  in una campionatura delle vendemmie 2016, 2015 e , ma anche  un Gavi 2007,  a testimonianza della longevità di questo bianco “cortese” che si produce in 11 comuni dell’alessandrino.

La denominazione del Gavi – dice Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio – si candida a diventare una delle mete predilette da Food &Wine lovers: abbiamo in effetti preceduto quanto indicato nelle linee guida del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che parlano di enogastronomia come veicolo di conoscenza e stiamo lavorando perché il territorio sia pronto ad accogliere i turisti”. E conclude: “Dopo il grande successo internazionale di questo vino, oggi abbiamo il desiderio di far assaporare l’esperienza di un territorio a solo un’ora da Milano, dove il vento del mare si incontra con l’Appennino, dove le terre sono bianche e rosse, si mangiano i ravioli, la focaccia stirata, perché è sì Piemonte, ma profuma di Liguria”.

Ma c’è anche un altro grande vino, a pochi chilometri da Gavi, il Timorasso, prodotto con antiche uve autoctone  e riscoperto alla fine degli anni ’90. La patria del Timorasso sono le “Terre del Giarolo”: Val Curone, Borbera, Grue, Ossona e Spinti, anche queste sono terre di confine, accarezzate  dal vento che arriva dal mare.

Anche questo vino vuole espandere i suoi orizzonti.  Qui non si parla certo di 13 milioni di bottiglie prodotte in 1500 ettari di vigneti, qui i numeri sono piccoli, ma questo vino ha tutte le caratteristiche per diventare grande. Solo pochi giorni fa, il vino Timorasso è stato accolto come ospite d’onore in Germania, per la precisione a Monaco di Baviera. I sommelier Enrico Resta e Conrad Mattern  hanno organizzatori le degustazione dei vini di sette cantine produttrici di Timorasso.

l’enologo Hoard Weston

Ora il Timorasso è sottoposto ancora a degustazioni internazionali. “L’anno scorso – spiega Mary Poggio delle omonime cantine di Vignole Borbera – nel nostro stand al Vinitaly a Verona, è arrivato Hoard Weston, giovane, ma espertissimo enologo americano, che ha formato la sua cultura“vignaiola” lavorando per 5 anni tra i filari del Barolo. Weston è un grande estimatore  di vini piemontesi e con la sua azienda The Piedmont Guy, importa vini di alta qualità in America”. Grazie a lui, il nostro Timorasso è già presente sulle tavole di importanti ristoranti della Grande Mela”. In questi giorni Weston è in Val Borbera, e ieri sera, ha partecipato ad una cena degustazione in un noto ristorante valligiano. Sabato 1 e domenica  2 aprile il Lusarein, il primo Timorasso spumante, sarà presente al Castello di Uviglie, dove saranno presentati gli pumanti prodotti da vitigni autoctoni, nell’ambito della Manifestazione “Golosaria”.