Dal 1953 dalle centraline idroelettriche e dalle dighe sono previsti soldi per i territori che li ospitano ma nessun amministratore della provincia di Alessandria se n’è mai accorto. Fino a poco tempo fa. A Bosio, da circa due anni il comitato Rispetto Bosio sollecita gli amministratori locali e ora anche tra Valle Scrivia, Val Borbera e Tortonese qualcosa si muove. In quest’ultimo caso è stata la Regione a sollecitare i sindaci. All’inizio degli anni Cinquanta vennero istituiti i Bacini imbriferi montani (Bim), tecnicamente quelle aree del territorio che raccolgono le acque piovane che alimentano un fiume. In Piemonte sono 14, di cui due nella nostra provincia. Mentre per il Bim della Bormida, che comprende anche la zona del Laghi del Gorzente, tutto è rimasto sulla carta, per il Bim dello Scrivia, nel 1959, venne istituito il consorzio dei 23 Comuni, con sede ad Arquata Scrivia, e approvato anche uno statuto. Poi tutto si fermò. Sul sito della Regione infatti oggi si legge: “Non si dispone di notizie circa le modalità di funzionamento del consorzio”.
I Bim, in Piemonte avviati in sostanza solo sulle Alpi, da tempo riscuotono i cosiddetti sovracanoni, quote che i titolari di centraline e invasi idroelettrici con potenza superiore ai 220 kW devono versare, oltre ai fondi previsti per i Comuni che ospitano gli impianti. Soprattutto negli ultimi quindici anni le centraline sono spuntate come funghi anche sull’Appennino grazie agli incentivi statali. Ora i 23 Comuni, su iniziativa di Arquata Scrivia, puntano a ricostituire il consorzio e quindi attivare il Bim dello Scrivia. Sono, oltre ad Arquata, Carezzano, Sant’Agata Fossili, Sardigliano, Casasco, Brignano Frascata, Castellania, Costa Vescovato, Avolasca, Garbagna, Dernice, Stazzano, Borghetto Borbera, Vignole Borbera, Grondona, Cantalupo Ligure, Rocchetta Ligure, Albera Ligure, Roccaforte Ligure, Cabella Ligure, Fraconalto, Mongiardino Ligure e Carrega Ligure. “Lo spunto – spiega Stefania Pezzan, assessore arquatese – è arrivato dalla Regione. Abbiamo scoperto che il Bim dello Scrivia non è mai stato attivato. Ci sono già state alcune riunioni e ora i Comuni approveranno in tempo brevi sia la nuova costituzione del Bim sia lo statuto aggiornato. Ci sono da riscuotere i sovracanoni degli impianti idroelettrici presenti nel perimetro del bacino e gli arretrati degli ultimi cinque anni, fondi da spendere sul territorio del consorzio”.
Dalla Regione spiegano che, una volta riattivato il Bim alessandrino, sarà necessario un confronto con il bacino dello Scrivia genovese, già operativo fra dieci Comuni, con il quale fare un conteggio degli impianti esistenti, fra cui alcune dighe in Liguria. “Difficile – dicono da Torino – a oggi, senza questi dati, fare una stima delle somme destinate ai Comuni”. Senz’altro, arretrati compresi, saranno diverse decine di migliaia di euro, da suddividere tra tutti i Comuni. Cifre che potrebbero arrivare anche ai Comuni del Bim Bormida, di cui fanno parte, per ora solo in teoria, Bosio e alcuni Comuni limitrofi oltre ad altri dell’Acquese, nel caso sia anche qui costituito il consorzio. Dai laghi del Gorzente, infatti, viene prodotta energia elettrica dalla Mediterranea della Acque.