La Regione Liguria e la Città metropolitana di Genova concedono altre proroghe alla Energa per la realizzazione del contestato biodigestore di località Camposaragna, a Isola del Cantone (Genova) e il sindaco ligure, con i cittadini dell’Associazione Isolese Ambientalista (aia) scrivono a Papa Francesco. L’impianto da 33 mila tonnellate annue di rifiuti, previsto a ridosso della Scrivia per produrre energia elettrica e ottenere così incentivi statali, è osteggiato anche dai Comuni piemontesi che alimentano i loro acquedotti dal torrente, in primis Arquata Scrivia, proprio per il timore di un inquinamento delle acque. A marzo il progetto aveva subito un colpo pesante in conferenza dei servizi a Genova: Rfi aveva evidenziato che l’impianto sarà troppo vicino alla linea ferroviaria, negando ogni deroga alla distanza minima. Poteva essere la pietra tombale, anche perché come sottolinea l’Aia, Energa, “in fase di istruttoria della valutazione di impatto ambientale dichiarava di disporre di tale deroga in base ad accordi con le ferrovie”. Accordi che evidentemente non ci sono mai stati, così come la disponibilità del terreni, in realtà acquistati dall’impresa edile Re di Isola del Cantone, che si ritrova a non poter disporre dell’area finché, come è stato ribadito dalla Città metropolitana genovese, l’iter di Energa non sarà concluso.
Per questo, la ditta isolese ha anch’essa presentato ricorso al Tar contro il biodigestore accanto ai Comuni di Isola e Arquata. Una situazione intricata, dove la politica ligure sta avendo un ruolo tutt’altro che di secondo piano: il centrodestra al governo della Regione (e anche della ex Provincia) pubblicamente ha detto più volte di essere contrario, salvo poi votare a favore di Energa. L’Aia, dopo che a maggio Energa ha ottenuto l’ennesima proroga per modificare il progetto in base al parere di Rfi, si chiede infatti “perchè la Città metropolitana e la Regione continuano pervicacemente a tenere in vita a colpi di proroghe, deroghe e concessioni il procedimento relativo a Energa con continui dispendi di risorse pubbliche per un’ iniziativa privata che presenta evidenti rischi per la collettività? Perché si ostacola il legittimo proprietario (cioè l’impresa re, ndr) dell’area nella realizzazione del suo progetto ambientalmente compatibile?”. In questa situazione intricata, il sindaco di Isola, Giulio Assale, e l’Aia hanno deciso di scrivere a Papa Francesco, facendo riferimento alla sua enciclica “Laudato si”, con la quale ha sollecitato i credenti a una maggiore attenzione alle tematiche ambientali. “La nostra comunità – scrivono – da quattro anni sta lottando contro un progetto destinato a compromettere l’equilibrio ambientale della nostra valle, previsto a ridosso di centri abitati e sulle sponde della Scrivia (in area esondabile), le cui acque sono utilizzate a scopo potabile da 120 mila persone a valle. La popolazione si è più volta espressa contro il progetto per difendere ambiente e salute ma la politica e le istituzioni sembrano essere insensibili alla nostra voce. Grazie alla sua enciclica abbiamo imparato a considerare la natura che ci circonda come un grande dono di Dio. Chiediamo la sua vicinanza e il suo sostegno nella preghiera”. Domani il Tar terrà una nuova udienza sul ricorso di Isola e Arquata ma è possibile un nuovo rinvio.