Non partirà quest’anno il porta a porta a spinto nei trentasette Comuni del comprensorio della 5 Valli, tra Val Curone, Val Borbera e Valle Scrivia. L’assemblea del Consorzio Servizi Rifiuti (Csr) una proroga al via del nuovo metodo di raccolta. Ad Arquata Scrivia, il centro più grande, doveva essere avviata nell’ottobre scorso, poi si era parlato di quest’anno. Ora, in tutti i centri interessati la previsione è di partire nel 2021. A dicembre, pur con qualche mal di pancia, i sindaci avevano rinnovato la fiducia al cda guidato da Marina Paola Persano, con Angelo Gandini confermato nel ruolo di amministratore delegato. Una fiducia a tempo, poiché la scadenza del cda era stata fissata fino all’approvazione del bilancio, che doveva avvenire la primavera scorsa. Invece, tutto è stato rinviato a causa della pandemia di coronavirus. Gandini, ancora una volta, preferisce non spiegare i motivi del rinvio. Lo fanno altri amministratori, senz’altro più trasparenti. “Il lockdown – spiega Stefania Pezzan, assessore di Arquata Scrivia – ha impedito dai Comuni di approvare i rispettivi bilanci e anche di stanziare le cifre richieste dalla 5 Valli per ripianare i debiti”.

L'assessore Stefania Pezzan
L’assessore Stefania Pezzan

Alla fine del 2019 l’assemblea della società aveva votato un piano per lo stanziamento di 7.500 euro da parte di ogni Comune. Il bilancio nel 2017 aveva registrato perdite per circa 144 mila euro dovute a errori contabili e l’anno successivo altri errori avevano riguardato il calcolo degli stipendi dei dipendenti e si erano verificati costi maggiori per il noleggio dei mezzi. “Lo stallo nell’approvazione dei bilanci comunali – spiega ancora Stefania Pezzan – ha impedito all’azienda di fare gli investimenti previsti e di accendere i mutui necessari. Ora tutto è rinviato al prossimo anno”. La 5 Valli ha così ottenuto dall’assemblea Csr la proroga: entro ottobre dovrà essere presentato un nuovo piano industriale che tenga conto, tra l’altro, delle nuove esigenze espresse dai Comuni in merito al porta a porta. Il precedente piano prevedeva una raccolta domiciliare per il 65% degli abitanti e una raccolta di prossimità per il restante 35%. Molti Comuni vogliono invece l’inversione di tale rapporto, per questo serve un nuovo piano.