L’addio all’arbitro Stefano Farina, il “Principe” del calcio

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Ovada, l' ultimo saluto a Stefano Farina

“La vita è come una partita, c’è un tempo per vivere e uno per rinascere”, il mondo del calcio, che ieri mattina si è radunato a Ovada per l’ultimo saluto all’arbitro internazionale Stefano Farina di Ovada, morto a Genova all’età di 54 anni a causa di un brutto male, si fa forza con la moglie Emilia e i figli, assente la mamma Francesca, ascoltando le parole dell’amico di famiglia, monsignor Giovanni D’Ercole da Empoli e del parroco di Ovada don Giorgio Santi. “Nella partita più importante non hai avuto tempi di recupero, ma sarai sempre in ritiro con noi – ha aggiunto con la voce rotta dalla commozione il presidente nazionale dell’Associazione Italiana Arbitri – il mondo del calcio perde un grande professionista dello sport, un marito e padre esemplare”.

Ex arbitro di serie A e di élite della Uefa, Farina attualmente era designatore della Serie B e proprio l’arbitro Riccardo Pinzani, a nome di tutti i colleghi arrivati anche da Roma e dalla Puglia con due pullman, ha ricordato in lacrime il maestro: “Non lesinavi ramanzine, ma a fine partita ci hai sempre difeso, eri esigente con te stesso e con noi, a tratti anche burbero, ma sei sempre stato vero e sincero, una persona unica anche per questo”. I suoi ragazzi, lo hanno salutato così uno vicino all’altro, prima aspettando il feretro sul sagrato, poi nella chiesa gremita dell’Assunta, arrampicati sopra i gradini degli altari laterali per essere più vicini alla, bara adornata di rose bianche e sistemati accanto i gonfaloni delle federazioni e del Comune, presente il sindaco Paolo Lantero e il vicesindaco Giacomo Pastorino.


Ovada, il mondo del calcio riunito per l’addio al Principe. Sui due lati della chiesa gli abitri di serie B, a destra si vede Marcello Nicchi, al centro il parroco don Giorgio Santi

Gli sportivi hanno salutato la salma con ripetuti applausi fino all’uscita della chiesa, fra cuscini e corone anche della Lazio, infiniti messaggi di cordoglio anche del Comitato arbitri Liguria. Impossibile trattenere le lacrime, qualcuno si è riparato nel vicolo vicino alla chiesa per dar sfogo al pianto. Stretti nei completi blu con le cravatte azzurre questi giovani professionisti per un giorno si sono sentiti orfani dello stesso “padre sportivo”. Per i coetanei, fra cui Roberto Rosero, farina era “il principe”. “Ciao figliolo – è stato l’addio di Camillo Acri dell’Aia di Novi Ligure, all’iscritto più illustre – Che eri bravo l’abbiamo capito subito, ma sei riuscito a stupirci”. Il presidente Mario Pastorello e l’osservatore arbitrale Giorgio Pampuro sono altri testimoni dei primi esordi in campo. “Ci mancheranno non solo la professionalità, anche la sua semplicità e determinazione, di esempio per le nuove generazioni”.

Quel che non ha avuto il tempo di insegnare da vivo, Farina lo ha trasmesso morendo. “Tutti avremo un half time, di 5 minuti o di 6 mesi, nel quale si prova il sapore della morte: non vince chi guarisce, ma chi vive intensamente. Nei momenti di maggiore sofferenza Stefano mi diceva: lotterò fino alla fine e oggi ha vinto”, ha detto D’ercole, custode per sempre del fischietto e degli ultimi pensieri di Farina. Riposerà al cimitero di Ovada insieme al papà Giacomo, morto 11 anni fa.