L'ospedale di Ovada

Buona parte dei pazienti del reparto di oncologia di Ovada arriva dalla città di Genova e il 13 per cento dell’utenza dell’Ospedale di Ovada è della Valle Stura.
Scelgono la qualità dei servizi, la prima visita e gli esami radiologici qui avvengono in tempo reale, ci sono percorsi di cura sperimentali. E’ di Ovada il progetto pilota dell’Asl Al per aiutare i pazienti a seguire con maggiore costanza ed efficacia le terapie farmacologiche. E’ uno dei primi sette in tutta Italia ed è noto anche all’estero.

Ovada è l’unico ospedale in attivo, ha le carte in regola per essere una risorsa della rete sanitaria piemontese, ma non ci sono abbastanza medici specialisti e servizi per attivare il Pronto Soccorso. “Ormai il 118 dirotta i malati di Ovada a Novi e Alessandria, generando code infinite e disservizi soprattutto per gli anziani”, dice Padre Ugo Barani dell’Osservatorio sulla Sanità. Nel 2016 la Regione ha affermato che Ovada ha diritto al Pronto Soccorso, essendo area periferica disagiata, nel frattempo il distretto ha perso altri servizi e a dicembre l’assessore Saitta ha inserito un medico in più al punto di primo intervento dell’ospedale, dove si pratica chirurgia ambulatoriale complessa. “Non è la soluzione”, per i rappresentanti dei partiti di opposizione, Piersandro Cassulo Lega Nord, Mario Ferrari Fi, Angelo Priolo FdI e Giorgio Bricola consigliere comunale capogruppo di “Patto per Ovada”, che sollecitano iniziative da parte di Ovada e dei sindaci dell’Ovadese al di là delle appartenenze. Hanno organizzato il dibattito “Ospedale: vogliamo la verità”, avvenuto venerdì sera alla Soms. “A me il tono del dibattito sembra partitico, volto a dividere, anziché unire – è intervenuto il sindaco Paolo Lantero- comunque un medico in più è il primo passo per aggiungere altre professionalità ai 39 ambulatori esistenti e creare la serie di servizi necessari ad attivare il Pronto Soccorso”.
“La verità è che la Regione è Torinocentrica – per i consiglieri regionali Massimo Berutti e Riccardo Molinari, all’assemblea accanto all’ex assessore Ugo Cavallera – per Ovada servirebbero 600 mila euro, lo 0,13 per cento della spesa dell’Asl Al, che, per effetto del decreto Balduzzi e ulteriori restrizioni imposte dalla Regione, ha perso 2000 posti letto e 130 reparti a favore della sanità torinese, rimasta invariata”.